La riflessione della settimana: Primi posti

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G esù è in viaggio; lentamente, ma con grande decisione, si sta dirigendo verso Gerusalemme, la città del potere religioso che da subito lo ha rifiutato e cercato di eliminarlo. È ben consapevole che la sua fedeltà alla volontà del Padre gli costerà molto, e ciò potrebbe essere di scandalo per i suoi; così piano piano e a più riprese cerca di prepararli, di fargli capire che la morte sarà sconfitta, non sarà la fine, ma l’inizio anche per loro di una vita nuova, la vita di risorti.
Cammina insieme ai discepoli, cerca di spiegare, ma è solo, il gruppetto che sembra in ascolto invece parla e discute tra sè.
Di tutto ciò che sentono, l’unica cosa che li colpisce e li interessa è che il maestro non ci sarà più, lascerà un vuoto, un ruolo da ricoprire: chi starà al suo posto, chi prenderà la guida del gruppo?

Ognuno presenta le sue credenziali e, anziché far sentire la loro comprensione e vicinanza a Gesù, fanno a gara, anzi “discutono” su chi abbia meriti e capacità per prenderne il posto. Il desiderio di potere, di dominio sull’altro, di avere un ruolo di prestigio domina su tutto: il Maestro e tutti i suoi insegnamenti sono dimenticati.
Gesù non perde la pazienza, non si scoraggia, non li rimprovera, e arrivato in casa, il luogo dell’amicizia e dell’affetto, forse con un po’ di tristezza, mostra dove sta il potere, dove sta la grandezza, dove va sempre rivolto lo sguardo: un bambino, debole, piccolo, senza diritti, quale era considerato allora. Questo è il suo stile di vita: non il potere, ma il sevizio verso i piccoli, gli emarginati, i dimenticati; questo è lo stile di vita del discepolo di ieri e di oggi.

Franca Z.

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