La riflessione della settimana / Dalla paura alla gioia

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Sera di Pasqua: i discepoli sono richiusi nel cenacolo, chiusi nel dolore di una speranza delusa, nel rimorso per essersi dileguati. Temono i giudei ma soprattutto il vuoto che si è creato tra loro: manca il Maestro, e anche la piccola comunità si sta disgregando: Tommaso se n’è andato, non si sa dove, nè perché. Improvvisamente Gesù si fa presente e si fa riconoscere in modo sorprendente; non dice “sono io”, non ricorda né i miracoli né gli insegnamenti dati: fa vedere le piaghe, segno del grande amore per gli uomini per cui ha donato la vita. Ed è un’altra grande sorpresa sentire le sue parole: “Pace a voi” non un rimprovero, non un richiamo ai tradimenti o alle fughe, ma solo un dono. Egli la regala, la fa scendere nei loro cuori, li pacifica, li rende nuovi. Infatti subito aggiunge: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi…”, il Padre lo ha mandato a mostrare un amore forte fino alla morte e invita i suoi a fare altrettanto, donando la vita per gli altri: non la vita fisica ma regalando “schegge” di vita a chi soffre, chi è solo, chi non spera più, chi è immerso nel terrore e nella sofferenza di guerre atroci, a chi deve fuggire dalla propria terra.

Alla gioia piena manca però qualcosa, manca uno, Tommaso, che tornato, non riesce a credere: vuole vedere, toccare, capire; non si fida della testimonianza di chi, come lui, è fuggito, ha tradito. Gesù non può permettere che la comunità si sfasci, che resti monca e, forse proprio per Tommaso, otto giorni dopo ritorna per riportare l’unità, rafforzare la fede, superare l’incredulità. Anche a Tommaso mostra le ferite, lo invita a toccare, a credere: chissà se Tommaso tocca; esce solo in un’esclamazione unica nei vangeli, un vero atto di adorazione: “mio Signore, mio Dio”; sì, Gesù non è solo un grande uomo, il guaritore , il maestro, ma in lui egli vede e riconosce Dio. E Gesù proclama un’ultima beatitudine, destinata proprio a noi: “Beati quelli chi credono in me senza avermi veduto; a chi non è presente, a chi non mi ha toccato, a chi non ha preteso di vedere, io prometto in dono e garantisco la vita piena, la vita vera, la vita che non conosce la morte”.

Franca Z..

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